La NATUROPOSTURA® nacque nel 2002, ma i suoi protocolli di lavoro si strutturarono in modo definitivo alcuni anni dopo, quando i riscontri su me stesso diedero inconfutabilmente i responsi previsti in termini di efficienza e contrasto delle tensioni muscolari. Per farvi capire meglio di cosa sto parlando parto da lontano: nel 2000 decisi, dopo il grave ictus di mio padre, di coltivare le terre di famiglia; un lavoro duro che mi rievocava immediatamente le decine di storie di mal di schiena e dolori articolari che in trent’anni avevo sentito raccontare da genitori, nonni, zii  e chiunque avesse  lavorato in campagna…non potevo fare la stessa fine!!!   Da qui iniziò il lungo lavoro su me stesso per adattare le mie conoscenze di chinesiologo alle necessità dell’attività di agricoltore che esigeva molta flessibilità nell’utilizzo di molteplici schemi posturali, con altrettante dinamiche di compensazione.

La Naturopostura, nei suoi concetti base (utilizzo dei “fantastici 4, recupero contestuale delle corrette dinamiche degli arti inferiori, depressione delle spalle e retropulsione del mento, atteggiamento in neutro della colonna, ecc.), cominciò a strutturarsi e dai suoi cardini si sviluppò dopo poco il metodo A.B.C. (acronimo di Alternanza-Bilateralità e Compensazione), vale a dire tutto quello che serve per rendere ogni tipo di lavoro non solo NON USURANTE, ma, potenzialmente incredibilmente ALLENANTE!!!

Da queste intuizioni, tratte in prima istanza dallo studio attento dei testi del mio primo maestro e amico, l’indimenticabile dott. G. Bersi (dalle sue visite, dopo un’ora e mezza di attente valutazioni, si usciva con opuscoli di esercizi e non scatole di medicinali!) la la NATUROPOSTURA, ora metodo registrato, è diventata il perno dei miei insegnamenti in palestra, vera ossessione per riuscire a convincere più persone possibili che il mal di schiena è “contro natura” e conseguenza di un lento processo di “involuzione psicomotoria della specie

MURETTI A SECCO

Non sono mancate le soddisfazioni: quante persone, spesso convinte a curare il sintomo con diverse terapie analgesiche,  sono riuscite a recuperare il “rapporto d’intimità con il proprio corpo”, diventando vere protagoniste di un percorso di autoterapia che ha il preciso scopo di rendere il soggetto completamente autonomo nella gestione delle proprie dinamiche posturali, in ogni momento della giornata…

Ma andiamo un po’ più sul concreto, cosa deve fare il lavoratore X per contrastare il suo frequente mal di schiena spesso esacerbato da posizioni  ripetitive o forzatamente lesive dei limiti della meccanica articolare?

La NATUROPOSTURA non vende miracoli o pozioni magiche, ma precise indicazioni che vanno allenate con costanza e perseveranza, ribaltando le dinamiche della terapia passiva (farmacologica, manipolativa o simili) a favore di programmi individualizzati che esigono la precisa volontà di attivarsi consapevolmente in ogni movimento/azione. Il compito del terapista formato secondo il Metodo è quello di insegnare, attraverso un percorso di circa 10 incontri, che ogni lavoro ha alcune fondamentali esigenze:

  • ANALISI DEI GESTI TIPICI E DELLA LORO FREQUENZA/DURATA: occorre, prima di intraprendere il percorso, fare un’analisi dettagliata della propria giornata tipo, sia lavorativa che eventualmente ludico-sportiva, individuando il più precisamente possibile le correlazioni tra l’evento motorio e la comparsa del dolore
  • ESECUZIONE DI TEST SPECIFICI DI “EFFICIENZA POSTURALE”: è  questo il momento di attenta valutazione anamnestica, per identificare le problematiche osteo-muscolo-legamentose attraverso una serie di test che sono una commistione tra quelli classicamente usati in medicina fisica e alcuni molto particolari che abbiamo strutturato in base alle particolari necessità di valutazione  delle casistiche di instabilità post lavorativa e post sportiva.
  • STRUTTURAZIONE DEL PROTOCOLLO DI LAVORO:                                                                   è la messa in pratica del programma individualizzato che deve, attraverso le indicazioni emerse nei test, produrre un graduale cambiamento degli schemi posturali, producendo in contemporanea un graduale incremento della forza dei muscoli stabilizzatori e un progressivo allungamento dei fasci particolarmente contratti e sede di tensioni dolenti e invalidanti  .
  • TRASFERIMENTO DEGLI SCHEMI ALLENATI IN PALESTRA ALL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE E AL TEMPO LIBERO: è la fase fondamentale in cui si forniscono al soggetto tutti gli strumenti per avviare, gradualmente e consapevolmente, l’adattamento degli schemi di movimento allenati con gli esercizi in palestra alle normali posture lavorative.  Attraverso questo importante passaggio la persona dovrà essere resa autonoma nella capacità di modificare il proprio approccio psicomotorio    all’attività lavorativa in particolare , ma alla quotidianità in senso globale.
  • CODIFICA DEGLI ESERCIZI COMPENSATIVI E APPRENDIMENTO DELLA SPECIFICITA’ DI UTILIZZO POST LAVORATIVO:                                                 è questa l’ultima parte del programma che è tesa a chiudere il cerchio del processo di consapevolezza e indipendenza nella gestione della propria condizione di efficienza. Occorre infatti che il soggetto, dopo aver preso coscienza dei propri abituali errori posturali, non solo sappia eseguire adeguatamente le posture ergonomiche in modo da causare meno tensione possibile, ma sappia altresì come compensare eventuali eccessi. Questo in soldoni significa che anche quando, ad esempio, sono bravo ad attivare un piegamento corretto per molte volte al giorno, a fine giornata avrò sicuramente tutelato la mia schiena, ma non sarò immune da un eccesso di tensione/contrattura in particolare alla muscolatura posteriore della coscia/glutei/lombare, responsabile del mantenimento di un’adeguata accosciata. Ecco perchè in ogni caso sarà sempre necessario riservare del buon tempo all’esecuzione di posizioni di allungamento che non devono essere relegate al classico stretching, magari sbagliato, di soli 30-40 secondi, ma mantenute a lungo per tempi in grado di agire sul tessuto connettivo e non solo sulla componente elastica del muscolo che dopo poco torna come prima.

Non dimentichiamo quindi che il cambiamento è sempre possibile, ma necessità di oggettiva informazione e conoscenza “scientificamente provata”…solo con questa base il soggetto sarà libero d’intraprendere la svolta decisiva verso il decondizionamento di posture errate, per riuscire finalmente a ridiventare il protagonista del proprio benessere psico-fisico.

Non limitiamoci a voler subire trattamenti passivi per la pigrizia di non volerci mettere in gioco e ricordiamo sempre questa bellissima frase che molti anni fa T. Bertherat (allieva di F. Méziéres, cioè colei che negli anni ’50 rivoluzionò la ginnastica ortopedica) scrisse per esortarci al CAMBIAMENTO:

  • Non è comodo essere coscienti di se stessi. Riconoscere che l’ordine parentale, sociale, l’ordine politico sono iscritti nel nostro corpo, ne hanno irrigidito il comportamento e il pensiero e ridotto il campo d’azione… è un’esperienza che può essere affrontata solo con una buona dose di coraggio”